Intervista a Paolo Caucci von Saucken, rettore della Confraternita di san Jacopo di Compostela

Paolo Caucci von Saucken (Ascoli Piceno, Italia, 1941) è giunto in Galizia nel 1968 per terminare la sua tesi sulle tracce della leggenda arturiana nella letteratura spagnola. Ma dopo aver calpestato la terra di Breogán, perse interesse per il re che impugnò la spada Excalibur e si innamorò del Camino de Santiago. Oggi è uno dei massimi esperti del pellegrinaggio jacopeo e presiede il Comité Internacional de Expertos del Camino de Santiago. Questa settimana è stato a Compostela per partecipare alle conferenze che il Consejo General del Poder Judicial  ha organizzato presso ill Museo dei Pellegrinaggi. Un’attività diretta dal magistrato della Corte Superiore di Xustiza de Galicia María Dolores Rivera Frade, per mezzo della quale i giudici sono stati formati in merito alla protezione del patrimonio storico.

Il Cammino gode di buona salute?

– Sì, gode di buona salute, ma è una salute molto fragile. Non si tratta di uno stato di salute permanente, e di ciò dobbiamo esserne consapevoli. Presenta molti punti deboli dei quali dobbiamo occuparci e che attengono principalmente alla difesa fisica del Camino.

– E come si difende fisicamente la via?

– Il Cammino è stato difeso fisicamente fin dagli inizi. Dal Codex Calixtinus, che elenca i luoghi  nei quali si passa e quelli nei quali è bene sostare, dai re di Castiglia, di Navarra e di Galizia che hanno stabilito fueros, concesso privilegi o hanno costruito ponti. Ed anche oggi le leggi emanate dalle comunità autonome e dallo stato spagnolo sono buone e mostrano che c’è un grande interesse nel difendere fisicamente il Cammino. Ma accade che non sempre queste norme vengano rispettate, ed è per questo che vediamo alcuni tratti asfaltati o degli edifici industriali in costruzione lungo il percorso. Anche l’ambiente ed il paesaggio sono molto importanti, e bisogna prendersene cura. Non è ammissibile che si costruisca un parco eolico accanto al Camino, e questo sta avvenendo.

– Oltre all’aspetto fisico vi sono anche quello culturale e quello spirituale…

– Certamente, ed anche questi aspetti presentano dei punti deboli. Moltissime persone si stanno riversando sul Cammino, con il conseguente rischio che si produca una mutazione rispetto al senso del Pellegrinaggio. La protezione della cultura e della spiritualità del Cammino è molto più difficile, perché se la legge impedisce di costruire a meno di 150 metri dal Camino, questa legge può essere rispettata o meno, ma come possiamo emanare una legge che impedisca ai giovani di fare il Cammino all’insegna della baldoria e del divertimento? È impossibile.

È un pericolo per il Cammino essere diventato così di moda?

– È un pericolo, oltremodo difficile da evitare. Vi è ancora una parte molto buona di pellegrini. Quasi tutti sono buoni pellegrini, veri pellegrini, che soffrono, che camminano, che si muovono per motivi religiosi, spirituali o culturali, ma in estate si immettono altri tipi di pellegrini. Per loro il Cammino diventa una vacanza economica; ritengo che anche queste persone abbiano il diritto di fare il Camino per queste ragioni, ma vi è il rischio concreto che in questo modo si possa snaturare il senso spirituale e culturale del Cammino.

Potrebbe morire travolto dal successo?

Risultati immagini per peregrinos– Sì, il Cammino può morire di successo se la valanga del turismo economico prevarrà sulle motivazioni dei buoni pellegrini. Se la parte ludica prevarrà su quella spirituale, il Cammino diventerà qualcos’altro, diventerà un grande romerìa, una grande festa nella quale tutti canteranno, balleranno e si divertiranno, ma questo farà sì che i veri pellegrini muoveranno i loro passi su altre mete: Roma, ad esempio. Questa corrente si comincia ad intravedere, e si sentono affermazioni secondo le quali la strada che conduce a Roma sia più autentica. Non è vero, io sono italiano e affermo che la strada per Santiago è ancora la più autentica. Tuttavia, ci sono persone che stanno cominciando a fuggire da questa valanga turistica: il buon Cammino è sempre contraddistinto da una chiamata e da una ricerca. E’ un momento in cui il pellegrino sente di dover andare a Santiago, ma per cercare altro; ma se quella chiamata giunge dagli amici per andare a fare festa, allora questa chiamata si converte in qualcosa di completamente diverso.

– In che modo si può proteggere spiritualmente il Cammino?

– In primo luogo la Chiesa deve fare la propria parte. Le chiese lungo il Cammino, ad esempio, devono rimanere aperte, così come deve essere incoraggiato qualsiasi tipo di congresso o di pubblicazione che possa influire sul carattere culturale e spirituale del Cammino. Vanno costantemente ribadite l’essenza e la natura del Cammino di Santiago, spiegandone la simbologia.

Un cristiano deve prima fare un pellegrinaggio a Santiago e poi andare a Roma e a Gerusalemme.

Il curriculum di Paolo Caucci è travolgente. Dottore in Giurisprudenza e in Letteratura Moderna all’Università di Firenze, è stato lettore d’italiano e ha tenuto corsi presso l’Università di Santiago, e fino al 2012 ha ricoperto una cattedra all’Università di Perugia. È un esperto di letteratura ispanica e tra i numerosi incarichi legati al pellegrinaggio jacopeo vi è quello di presidente del Centro italiano di studi CompostelaniIn Italia forniamo 16.000 credenziali all’anno. Noi italiani siamo gli stranieri che affluiscono in maggior numero sul Cammino, dice con orgoglio.

– Ultimamente, il record dei pellegrini viene battuto ogni anno. C’è un limite?

– La crescita esponenziale corrisponde a una moda, ma è anche vero che ogni pellegrino quando torna a casa diventa un promotore naturale del Cammino. Quello di Santiago è il più grande pellegrinaggio a piedi del mondo. Non ve n’è uno più grande. Un dato che fotografa questa realtà lo rileviamo dal fatto che il maggior numero di confraternite relazionate ad un santuario in Europa sono quelle dedicate a Compostela. E’ un cammino così lungo e difficile, oltre ad essere un’esperienza così profonda, tale da indurre ogni pellegrino a voler salvare la memoria della propria esperienza, ed è per questo che la promuove nel suo paese. Credo che il limite massimo lo raggiungeremo nel 2021. Un cristiano deve prima fare un pellegrinaggio a Santiago, perché è il vero pellegrinaggio, e poi andare a Roma e a Gerusalemme. Bisogna andare prima in Occidente, verso il Finisterrae, e poi fare meta ad Oriente, alla tomba di Gesù.

Ha visto il restauro della cattedrale?

– Sì, certo. Spero che nel corso degli anni riacquisti il suo calore, ma è stato condotto in modo perfetto, era necessario.

– E come ha trovato il Portico della Gloria?

– Meraviglioso!

Intervista concessa a La voz de Galicia il 28/04/2019.

Testo originale: Intervista a Paolo Caucci

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