di Maurizio Minchella
Mancano ormai meno di quattro anni al prossimo jacobeo, che avrà luogo nel 2021. Ma in questo momento in Spagna si celebrano ben tre anni giubilari, uno straordinario (quello di san Rocco a Santiago) e due ordinari (a Caravaca de la Cruz e a Santo Toribio de Liebana). Gli anni giubilari muovono in gran numero il popolo cristiano per l’eccezionalità dell’evento, che di norma si svolge poche volte nell’arco della vita di ogni battezzato. Sono detti santi in quanto la Chiesa concede delle indulgenze straordinarie ai fedeli che vi partecipano, alle condizioni stabilite, e con le dovute disposizioni, ovvero la contrizione del cuore per i peccati commessi, il desiderio da parte del penitente di continuare a perseguire la santità.
L’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, in virtù del potere di legare e di sciogliere accordatole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati. Così la Chiesa non vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità. (CCC 1478)
Le indulgenze possono essere richieste dal penitente che compie il giubileo per se stesso, ma anche per un’anima defunta, al fine di liberarla dalla sofferenza purificatrice del Purgatorio, e di farla pervenire alla visione beatifica del Paradiso.
Insieme all’anno santo di san Rocco, sono in corso altri due anni giubilari, che hanno in comune la venerazione di reliquie di grandi dimensioni della Santa Croce, venerate agli antipodi della penisola iberica: a Caravaca de la Cruz, nell’estremo sud della Penisola, vicino a Murcia e a Cartagena, dove una leggenda vuole che l’Apostolo Giacomo sbarcò per dare inizio all’evangelizzazione della Spagna, e l’altra è conservata a Santo Toribio de Liebana, nelle Asturie, nel nord della Spagna, tra le vette dei Picos de Europa.
Santo Toribio è un luogo particolarmente suggestivo, incastonato tra monti di grande fascino e bellezza, in un territorio che per quanto difficilmente accessibile, è ricco di storia e di spiritualità. Meta obbligata per i pellegrini diretti a Compostela, che potevano arrivarci da Nord lasciando la costa a san Vicente de la Barquera, e da sud, risalendo verso le Asturie da Fromista o da Carrion de los Condes, per poi reimmettersi a Mansilla de las Mulas sul Camino francès.
L’anno giubilare ha luogo ogni qualvolta la festa di santo Toribio (16 aprile) cade di domenica. Quest’anno santo terminerà il 23 aprile 2018, invece che il giorno 16, in quanto nello stesso giorno verrà celebrata la Pasqua, e sarà la 73° volta che verrà chiusa la porta del Perdòn a santo Toribio. Ogni giorno alle 12 viene celebrata la santa Messa, condizione indispensabile, insieme alla recita del Pater Noster, del Credo, di un Pater, Ave e Gloria secondo le intenzioni del Papa, e alla confessione sacramentale, per ottenere l’indulgenza plenaria. Solo nel corso della mattinata, fino all’ora della Messa, ai pellegrini è dato di venerare la sacra reliquia.
La santa Croce di Caravaca, dal doppio braccio, ha un’origine miracolosa, ed entrambi i luoghi sottolineano, anche nell’evidenza storica, il primato della Croce, e sono strettamente legate alla Reconquista. Non a caso Santo Toribio si trova vicino a Covadonga, teatro della battaglia che nel 722 vide vittoriose le esigue truppe cristiane contro il potente e agguerrito esercito saraceno, grazie all’ausilio della Vergine Maria che apparve ai soldati guidati da Pelagio, per infondere loro coraggio e vicinanza. La battaglia diede inizio alla Reconquista, e sotto il regno di Alfonso I in tutta la regione Liebana si insediarono le prime comunità cristiane, che la ripopolarono e vi costruirono villaggi e chiese. A proteggerle, dal VI secolo provvede la reliquia portata da santo Toribio dalla Terrasanta, donatagli secondo alcune fonti, da sant’Elena.
La traslatio miracolosa della Santa Croce, avvenuta il 3 maggio 1232 nella cella del sacerdote Ginés Pérez Chirinos, prigioniero del re moro Abu-Ceyt, e la consegunte conversione di quest’ultimo e la liberazione delle terre murciane, fecero sì che Caravaca diventasse un baluardo e un centro d’irradiazione della fede, alle quali si sottraeva solo parte dell’Andalusia, preludio alla successiva capitolazione di Granada nel 1492 e alla conclusione della secolare azione della Reconquista, durata sette secoli.
L’indulgenza a Caravaca può essere lucrata alle consuete condizioni, assistendo ad una delle tre Messe officiate tutti i giorni nel santuario. La visita alla cappella è possibile fino alle 19, ad eccezione dei momenti delle celebrazioni liturgiche. Il pellegrinaggio a piedi può essere compiuto da molte località, seguendo un cammino tracciato. Tra i pellegrini che hanno venerato la santa Cruz di Caravaca ricordiamo Domenico Laffi, che raggiunse due volte il santuario murciano, partendo una volta da Toledo, e la seconda da Granada, per poi proseguire a Valencia.