Henry de Lantivy, una protesi verso Compostella

di Javier Lozano

Un grave incidente automobilistico nel 1987, un calvario durato decenni, costellato da 17 interventi chirurgici, ed un nervo sciatico reciso all’anca; un piede paralizzato ed infine una gamba amputata nel 2018. Questa è in sintesi la storia del 57enne francese Hervé de Lantivy, che l’8 marzo ha intrapreso il Cammino di Santiago, partendo dalla nativa Bretagna. E lo ha fatto proprio nel bel mezzo dell’anno santo jacopeo.                                                                                                                          In totale, quando arriverà a Santiago de Compostela, avrà percorso più di 1.600 chilometri da solo, accompagnato solo dal suo zaino, dal suo rosario, dalla sua protesi e dalle sue stampelle. Tre mesi e mezzo di cammino per approfondire la sua fede cattolica, per parlare con Dio in privato e fargli alcune domande. Ed anche per cercare di migliorare se stesso, di guardare avanti, e non indietro, sapendo che la meta è Cristo, e che questa volta lo troverà a Santiago, accanto alla tomba del Suo discepolo.                                                                            L’8 marzo è partito dalla Basilica di Sant’Anna di Auray, il più grande luogo di pellegrinaggio di tutta la Bretagna, il terzo dopo Lourdes e Lisieux. Al suo ritmo, aiutato dalle stampelle, riesce a percorrere in media una ventina di chilometri al giorno, e ha persino deciso di deviare dal percorso per raggiungere Lourdes, per fare visita alla Vergine Maria. È stata un’altra tappa importante di questa sfida. Ora è in terra spagnola, e in meno di un mese potrà coronare il sogno di vincere una sfida importante, ricevendo in premio un abbondante bagaglio spirituale.                                                                                                Prima di partire, ha creato una pagina Facebook, Une prothèse vers Compostelle (Una protesi a Compostela), per caricare le sue esperienze lungo il percorso. Naturalmente, per i suoi 2.000 e più seguaci la pagina sta diventando anche un’autentica testimonianza di fede, di crescita spirituale, e anche di evangelizzazione, grazie alla semplicità di Hervé.        I suoi lettori colgono l’occasione per chiedergli una preghiera, ed alcuni, residenti sulla strada che porta a Compostela, hanno voluto incontrarlo e ospitarlo a casa loro, sia cattolici che atei, o di diversa professione religiosa. E le domande che gli vengono rivolte sono sempre più numerose: Spiego loro che cammino per trovare Dio, per conoscerlo meglio. E so che Lui è presente attraverso coloro che incontro.                                                  Hervé si è completamente abbandonato a Dio in questa lunga esperienza di oltre tre mesi, trascorsi non senza difficoltà fisiche e mediche dovute alla sua protesi.                                      La solitudine fa molto bene. Penso a tutto e niente, alla mia famiglia. Ma affido sempre le mie gioie e i miei dolori alla Beata Vergine, dice questo pellegrino, come riporta Famille Chretienne.                                                                                                                                            Le soste presso chiese e santuari sono quasi d’obbligo per lui. Sente bisogno di fermarsi lì, di pregare, di essere in contatto con Dio. Ma la strada gli mostra in tutta evidenza anche la sua realtà, la sua debolezza. Il suo ritmo è lento a causa dei suoi problemi fisici e dei dolori che insorgono. A volte è inciampato e caduto, altre volte si è perso. Ed in queste occasioni il suo carattere forte si manifesta pienamente. In quei momenti, urlo alle mie stampelle, dice ridendo. In situazioni normali – aggiunge divertito – le tratta con maggior dolcezza.      Tutto ebbe inizio nel 1987, quando un’automobile investì la sua moto. Ma è stato nel 2011 che quel calvario si è ripresentato duramente: un’infezione lo ha costretto a stare regolarmente in ospedale. Sette anni dopo, la ferita non si era ancora rimarginata. Non riuscivo a vedere la fine del tunnel. Nella diciassettesima operazione ho richiesto l’amputazione, spiega Hervé.                                                                                                                Uscendo dalla sala operatoria, ha espresso questo desiderio: Se riuscirò a camminare ancora, andrò a piedi a Compostela. E ora, per fedeltà alla sua promessa, ma anche per ringraziare Dio e per ringraziare tutti coloro che lo hanno sostenuto nel corso di questa lunga Via Crucis, Hervé è partito, con un solo imperativo: quello di tornare entro il 14 agosto, per assistere al matrimonio di suo figlio.                                                                          Lungo il cammino ha avuto modo di sperimentare una riabilitazione intensiva, imparando di nuovo a camminare, supportato da una protesi adeguata. In questo momento fa utilizzo di una protesi elettronica, che all’apparenza sembra essere di legno. In precedenza ne aveva provate altre due.                                                                                                                          Uno dei traguardi raggiunti finora è stato l’arrivo al santuario di Lourdes, due mesi dopo aver iniziato il suo viaggio dalla Bretagna. Pur dovendo deviare dal percorso, non ha voluto perdere questa occasione.                                                                                                                Questa settimana è stata molto intensa a livello fisico, tutto il mio corpo ha avvertito intensamente questa settimana di cammino, la mia protesi e la mia mente sono state messe alla prova (…) Stamattina ho assistito alla Messa nella piccola grotta. Che strana sensazione essere in questo luogo sacro, deserto in questi giorni. Questo mi fa sentire come se il santuario sia riservato solo a me, e ne approfitterò oggi e domani per pregare per tutte le intenzioni che mi avete affidato, ha scritto Hervé nel suo blog.

 

Questa voce è stata pubblicata in Il senso religioso del pellegrinaggio e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Rispondi