di Josè Maria Modrego Roy
La nostra santa è nata nell’anno 864, ed era inizialmente conosciuta con il nome di Dobroslava, essendo figlia di Moyslav, uno dei duchi di Boemia; pochi anni dopo rimase orfana di entrambi i genitori, dopo aver perso per prima la madre.
La nostra santa aveva tre anni quando Cirillo e Metodio erano da quattro anni in missione in Moravia, in Boemia ed in Polonia, patria della nostra Patrona.
Governava la Boemia un ragazzo di venticinque anni di nome Boriboy, figlio del Duca Hostivit, dal quale ereditò il titolo; questi era sposato con un giovane ragazza di nome Ludmilla, figlia unica ed erede del nobile boemo Slavibor, proprietario di vasti possedimenti e del famoso castello di Psov, dove sorge oggi la città di Melnik. Per le sue buone qualità e per le proprietà di sua moglie, Boriboy era diventato il principe più potente della regione, una specie di re dei Boemi.
Nell’anno 875 Boriboy e Ludmila avevano stabilito la loro corte e la loro dimora presso il famoso castello di Hradec. L’orfana Dobroslava, conosciuta successivamente come Orosia o Eurosia, andò a vivere con loro come figlioccia quando aveva otto anni.
Ludmila e Dobroslava, che avevano sei anni di differenza, provavano un tenero affetto reciproco e insieme dovettero trascorrere dei giorni particolarmente felici in quella dimora signorile.
Nel castello di Hradec i proprietari fecero costruire una chiesa dedicata a San Clemente. Nell’anno 877, quando la duchessa aveva compiuto diciassette anni e la sua figlioccia Eurosia aveva raggiunto la pubertà, queste ricevettero le acque battesimali da un discepolo di San Metodio, di nome Kajcha, che era il cappellano del castello.
La vita trascorreva felicemente e la casa era sempre in allegria grazie ai sei bambini nati dal matrimonio tra i dignitari di Boemia, tre ragazzi e tre ragazze.
La serenità di Eurosia nel castello non durò a lungo; alcuni Cechi-Boemi si ribellarono contro il principe, il quale dovette abbandonare il suo castello, insieme alla sua famiglia.
In che modo la nostra Eurosia riesce a stabilire delle relazioni con la lontana Aragona?
In Aragona vi era un conte che apparteneva alla dinastia reale degli Jimenos, ed Il suo nome era Fortunio o Fortún Jiménez. Era il personaggio più influente dopo il re, e dopo la morte di suo fratello, il re García Jiménez, di suo nipote Garcia Iñiguez e del suo primogenito, questo potente conte prese le redini del potere in queste montagne.
Il nostro personaggio Fortún Jiménez chiese al Papa, per mezzo di un’ambasciata, la dispensa dei voti religiosi per il suo secondogenito, don Fortunio Garcés, per potergli permettere di succedergli sul trono, essendo il suo figlio primogenito morto in guerra contro i Mori. E perché il Santo Padre fosse certo che la dispensa non veniva richiesta per un mero capriccio, il re pregò che fosse proprio il Papa a scegliere una moglie per suo figlio. In questo modo il suo popolo avrebbe avuto un capo contro le invasioni dei Mori.
Trovandosi san Metodio a Roma, papa Giovanni VIII, gli disse: Guarda un po’ fratello, oltre all’opera apostolica, devo anche occuparmi di cercare un moglie per il principe d’Aragona. È un popolo semplice, un po’ rude, ma buono e fedele, che combatte eroicamente contro i nemici del cristianesimo.
Don Fortunio fu sciolto dai voti religiosi e gli fu raccomandato il matrimonio con Dobroslava (Eurosia). I coniugi Boriboy e Ludmila, dopo aver saputo che il Papa stesso raccomandava il matrimonio, diedero molto volentieri il loro consenso.
La delegazione aragonese inviata a Roma aveva fretta e sollecitò una rapida partenza, per poter raggiungere quanto prima la loro terra in quanto temevano un’incursione dei Mori.
Orosia, ascoltato il consiglio di San Metodio, non vi frappose alcun un ostacolo, accettando di essere la moglie di Don Fortún Garcés, e il matrimonio venne celebrato per procura.
Ma Dio aveva altri disegni su Eurosia o Orosia.
Nel mese di agosto, intraprese il viaggio in Aragona, con un piccolo seguito. Era l’anno 880. Attraversarono Pasau, Basilea, passarono attraverso le terre dei Franchi occidentali e nel mese di ottobre giunsero sulle acque del fiume Aragón, nei pressi della località di Yebra.
Mandarono in avanscoperta don Domingo, membro della spedizione, allo scopo di annunciare l’arrivo della sposa reale, ma l’inviato fu catturato da un manipolo di Mori che si aggirava in quei paraggi, e lo uccisero. Capitanava il drappello un lugubre personaggio, Aben Lupo; questi, frugando tra i documenti che Don Domingo portava con sé, scoprì del prossimo arrivo della sposa reale Orosia.
Il bandito circondò insidiosamente il seguito reale e cercò di ottenere, con buone e false promesse il favore di Orosia. Voleva l’Arabo che Orosia rinnegasse la fede in Gesù Cristo, che rinunciasse a Don Fortún Garcés e che diventasse sua moglie.
Quando si avvide che le sue promesse e le sue lusinghe cadevano nel vuoto, diede l’ordine di assalire la carovana. Ci fu un primo combattimento nel quale vennero sterminati gli uomini della scorta della comitiva. Orosia, insieme ad alcune persone a lei più vicine, riuscì a fuggire verso la montagna. Sia lei che le sue compagne erano molto assetate; Orosia chiese aiuto a Dio, ed improvvisamente scaturì nel prato una fresca fonte di acqua cristallina.
Abel Lupo condusse personalmente l’attacco al seguito reale e colpì con la spada il capo cristiano Cornel ed Orosia, con grande coraggio stese il braccio per difendere il suo cavaliere; il suo polso venne mozzato, ma riuscì a salvare Cornel. Abel Lupo, inferocito, ordinò a uno dei suoi assistenti di torturare la martire, tagliandole l’altra mano, la testa e i piedi. Orosia, all’epoca del suo martirio aveva sedici anni. Anche tutti i rimanenti membri della carovana cristiana vennero uccisi.
Avvisato da qualche abitante di Yebra del pericolo che stava correndo Orosia, Don Fortunio corse di tutta fretta in aiuto di sua moglie, ma giunse quando ormai era tardi. Sconvolto dal dolore, questi non pensò ad altro che a dare incessantemente la caccia alle truppe arabe, e per questo motivo diede semplice sepoltura ai resti della sua promessa sposa, nello stesso luogo in cui venne martirizzata, per poi mettersi all’inseguimento senza tregua dei Mori e dell’assassino di sua moglie. Dopo qualche tempo si ammalò gravemente, e morì eroicamente nel corso di una battaglia.
Ritrovamento delle reliquie di Santa Orosia
Erano passati quasi due anni e a nessuno importava più dei resti della martire Orosia. Un semplice pastore, di nome Guillén, pascolava il suo gregge lì in quei paraggi. Sapeva che Orosia era giunta lì attraverso i Pirenei, e che su una roccia, situata non lontano da Yebra, aveva fatto scaturire una sorgente d’acqua cristallina. Un giorno Guillen saziò la sua sete in quella fontana e si mise in ascolto del canto di un bellissimo uccello, mentre il pastore vedeva intorno a sé qualcosa simile ad una luce bianca che avvolgeva il cespuglio che aveva dinanzi, e sentì la voce di un angelo che diceva: Guillen, è da un bel po’ di tempo che qui non viene più nessuno. Gli Aragonesi hanno dimenticato Orosia, che Dio vuole glorificare. Estrai il suo corpo, sepolto sotto questo cespuglio, e portarlo a valle. Lascia la testa a Yebra, porta il corpo alla città di Jaca e ponilo sul lato destro dell’altare, sotto il tabernacolo.
Guillen obbedì, avvolse il corpo nei suoi abiti e si diresse a Yebra. Lì lasciò al parroco la Testa Santa e corse fino a Jaca… Ma le notizie che annunciavano l’arrivo dei resti della Santa corsero più velocemente del pastore. Si racconta che le campane delle torri iniziarono a suonare da sole, che lungo i prati nei quali passava si aprivano le corolle di molti fiori, che le fonti secche si riempivano d’acqua e che i malati guarivano grazie al profumo emanato dai resti della Santa. Giunto a Jaca, il pastorello depose il corpo sull’altare, salì sul pulpito e raccontò agli abitanti quanto gli era capitato.
Non lasciò mai più la città. Il vescovo lo ordinò canonico e custode dei resti della Santa. Si dedicò agli studi, fu ordinato sacerdote e scrisse la prima biografia di Santa Orosia.