di Maurizio Minchella
Le vite dei santi, ed in particolare quelle riccamente costellate da episodi che appaiono umanamente inverosimili, presuppongono una lettura prettamente didascalica, che può essere tradotta in tecnica pittorica e narrativa, come avveniva largamente nel Medioevo (Giotto, Cimabue, Jacopo da Varazze, solo per citarne alcuni). Le agiografie differiscono dalle biografie in quanto aggiungono alla lettura sub specie temporis quella sub specie aeternitatis, svelando la natura divina che si manifesta in forma visibile nella vita dei santi, e diventano in tal modo dei veri e propri trattati di teologia, nei quali le verità della fede sono immediatamente percepibili, pur se la narrazione è difforme rispetto alla lettura naturale del reale, proprio perché segno della presenza trascendente che trasfigura la forma umana e storica del santo che viene ritratto. Continua a leggere