di Giovanni Breschi
Adattamento dei primi due capitoli della Storia di sant’Atto, vescovo di Pistoia (Malachia Toni, Pistoia, 1855)
L’ARRIVO DI S. ATTO IN ITALIA, NEL 1109.
Hospes eram et collegistis me (Mt. 25, 35). Ero pellegrino e mi hai ospitato.
Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: Sono stato ospite e mi avete accolto e a tutti si renda il debito onore, ma in modo particolare ai nostri confratelli e ai pellegrini. Regola del Padre san Benedetto professata dalla congregazione di Vallombrosa. Cap. 53.
Valicata la ripida giogaia dell’Appennino che s’interpone tra la valle casentinese e la stretta gola che costeggiando l’Arno conduce a Firenze, un pellegrino giungeva un giorno all’eremo di Vallombrosa1. La veste scura e talare, i capelli recisi a forma di corona, il segno della nostra redenzione pendente dal collo2 ed il breviario stretto sotto il braccio lo fecero riconoscere come sacerdote; i lineamenti pronunciati del volto bruno e consunto, gli occhi neri e vivaci, sebbene dolcemente modesti, facevano escludere che fosse italiano, e molto probabilmente originario delle regioni meridionali dell’Europa, dove i caldi soli e le relazioni frequenti colla razza mora imprimono nella fisionomia del popolo qualche aspetto del tipo africano, come avviene nella penisola iberica; il bordone poi che impugnava colla destra e le conchiglie cucite sul petto attestavano che avesse già visitato la tomba di S. Giacomo a Compostella e le tombe apostoliche di Roma. Continua a leggere→